Caro zio,
ti scrivo perché vorrei chiederti tante cose di cui non ho mai avuto l’occasione di parlartene, perché vorrei sapere come va la tua vita in carcere e perché vorrei venirti a trovare.
Sai, è difficile quando hai una persona cara chiusa in quelle quattro mura, in quel “lager”, è difficile per me e per la famiglia, non oso immaginare quanto possa esserlo per te, caro zio. Ricordo ancora quando avevo appena cinque anni e tu mi portavi in barca e quando finivamo il giro mangiavamo sempre un mega gelato con la panna, ridendo quando io mi sporcavo; quei sorrisi sinceri fatti di piccoli gesti mi facevano pensare che mai e poi mai mi avresti deluso . Sono sempre stata affezionata a te, ti consideravo un secondo padre, per me eri il castello inespugnabile, il palazzo perfetto che non crollava mai. Quando poi sono cresciuta, mio padre mi ha detto non ci saremmo mai più visti perché eri un uomo cattivo e di cui non ci si poteva fidare, ma io non ne capivo la ragione e continuai a piangere per giorni interi nella mia stanza. Quando, esattamente un anno fa, è squillato quel maledettissimo telefono tutte le mie certezze si sono infrante. Era la polizia che ci informava che eri stato arrestato. Dopo un po’ di tempo tutta la mia famiglia ti è venuta a trovare, tutti tranne me, ancora a distanza di un anno mi è difficile dire quell’arduo “sì” alla domanda di mia madre “Vuoi andare a trovare tuo zio?”. Incredibile vero? Adesso starai pensando che non ti voglio bene, che ti odio, ma sai non è così semplice come credi, è un passo importante che voglio fare quando sarò pronta. Ancora adesso non riesco a spiegarmi perché tu l’abbia fatto, perché tu ti sia comportato in quel modo; dicono che bisogna dare maggiore importanza alle cause dei reati piuttosto che agli effetti, io ci sto provando te l’assicuro, ma proprio non riesco a trovare un valido motivo che valga la pena di uccidere un uomo. Se una parte di me non riesce a spiegarsi come tu possa essere rinchiuso in una cella, c’è un’altra parte di me che spesso sovrasta quest’ultima che è la compassione. È chiaro che devo partire da una premessa, che ritengo sia giusto punirti per ciò che hai fatto, ma l’amore, l’affetto immenso che provo per te è indissolubile. Tu hai commesso un errore, questo è indiscutibile, ma non posso dirti che non ti voglio più bene, rimarrai per sempre mio zio! È proprio questo affetto che mi rende compassionevole e mi addolora allo stesso tempo: perché, sentendo tutte le gravi condizioni in cui si trova il carcere oggi, penso come tu debba vivere in quel posto orribile, penso come tu debba stare lontano dalle persone che ami, lontano da ogni tipo di libertà e privato della tua dignità. Sappi, zio che io ti penso ogni istante e finalmente ho deciso di venirti a trovare perché non ce la faccio più: voglio vederti, voglio guardarti negli occhi perché tu stesso mi hai sempre insegnato che gli occhi non mentono mai e che a volte parlano più delle parole, voglio vedere quei tuoi occhi verde smeraldo pieni di pentimento e di umiltà d’animo. Voglio abbracciarti fino a farti piangere dalla gioia, perché se c’è una cosa che ho imparato è che sbagliando si impara e io sono certa che tu abbia imparato perché siamo tutti uomini e tutti possiamo rimediare a qualunque cosa, qualunque. Quindi non ti abbandonare mai alla tristezza e allo sconforto ma, se non l’hai fatto sinora, rimedia e ricomincia perché questa parola è la chiave di una nuova vita, ricordatelo!
Voglio concludere la mia lettera dicendoti che ti verrò a trovare la settimana prossima con mamma e papà e che ti ho fatto anche un regalo, però è una sorpresa! Mi raccomando abbi cura di te!
Con affetto,
la tua nipotina Roberta
Questo lavoro di Roberta Faccilongo della 2SB ha vinto il premio letterario "Scrivimi una lettera".